Sfilze di ingiurie, scambi di minacce, equivoci e scene clownesche:  l’Anfitrione di Plauto è una tragicommedia, come l’autore stesso la definisce, che narra la nascita di Eracle. Secondo il mito, il famoso eroe greco è un semidio, prodigiosamente concepito da Giove, il padre degli dei, e Alcmena, una mortale. Il fatto che la donna sia già sposa di Anfitrione, re di Tebe, non impedisce al dio di soddisfare i suoi desideri: approfittando della lontananza del marito – in guerra contro i Teleboi – Giove ne assume le sembianze e passa con Alcmena una lunghissima notte, mentre Mercurio si diverte a trasformarsi in Sosia, servo fedele della casa.

Peccato che Anfitrione e Sosia, stiano per tornare in patria… 

Attraverso una comicità ironica e grottesca, ma carica di temi che toccano corde tragiche – la perdita della propria identità, l’adulterio –, Plauto crea una spirale di equivoci, con i quali si diverte a smascherare la finzione scenica, anche grazie all’utilizzo di un linguaggio profondamente metateatrale. Lo spettacolo, prodotto dal Corso di Alta Formazione Teatro Antico In Scena in collaborazione con Kerkís e l’Accademia delle Belle Arti di Brera, è diretto da Christian Poggioni ed Elisabetta Matelli e accompagnato da musiche originali suonate dal vivo dal maestro Adriano Sangineto. In esso il gioco delle tensioni drammatiche è reso dall’uso imprescindibile della maschera, su cui la messinscena si fonda: le coppie Giove/Anfitrione e Mercurio/Sosia permettono alla drammaturgia di esplorare giochi di parole e situazioni al limite dell’inverosimile, generando sempre maggior confusione nello spettatore.